15.5.11

Sdoganare

Quella di attirare potenziali iscritti è, senza doverci pensare nemmeno troppo, una sacrosanta esigenza per chi tiene dei corsi, e in questo non vedo nulla di male, tanto che non me ne astengo affatto.
Tuttavia, inizio a trovare estremamente molesti i disperati tentativi di sdoganamento, più o meno surrettizio, del Tai Ji Quan, che si vede sempre più spesso infilato quasi a forza nei contesti più disparati, molte volte quale risposta "definitiva" alle esigenze di questo o quel campo,sia esso marziale, salutistico o performativo.
La solfa è, grosso modo, la stessa: "praticate il TJQ,così migliorerete miracolosamente nella vostra specifica attività". Ed è vero, tanto che io stesso, nel mio piccolo, ho avuto modo diverse volte di far applicare alcuni elementi della pratica del TJQ a persone che si occupano di tutt'altro, verificando empiricamente i benefici, a volte notevoli, di queste "integrazioni". Ma ciò non toglie che sia, in fondo, una prospettiva fuorviante, e in qualche misura, persino avvilente nei confronti del TJQ stesso, che nel sentire comune finisce per acquistare i caratteri ancillari d'una disciplina accessoria, perdendo così la propria specificità e ragion d'essere.
Perchè, mi chiedo, risulta così difficile far sì che le persone s'accorgano che il valore del TJQ è assoluto, e che,per quanto la prospettiva delle suddette integrazioni possa essere un utile ragione per avvicinarvisi, dovrebbe essere praticato in quanto tale,senza doverlo per forza giustificare agganciandolo a destra e a manca? Pare quasi che molti insegnanti o presunti tali si vergognino di quel che propongono in tal modo,e quella del marketing,per quanto comprensibile, non è una giustificazione sufficiente. E, a mio avviso, dimostra scarsa lealtà nei confronti dell'arte in quanto tale.
 

1 commento:

francesco.sammarco@gmail.com ha detto...

Quanto hai ragione oramai è diventata una disciplina complementare per molti.