14.6.15

Incomprensibilità

La scelta di mantenere linee di coerenza, quali che siano, comporta quasi fatalmente il dover saldare un conto quantomeno salato, fatto di incomprensioni e diserzioni di vario tipo, specialmente da parte di chi non esita a definirsi più vicino.
Il fatto di possedere una qualche visione, per quanto confusa, determina quasi per riflesso un goffo passo indietro da parte di chi ne è privo, quasi una sorta di timore reverenziale che separa e offusca.
E' come se nel voler seguire una direzione precisa, e decidere di mantenerla infischiandosene della tortuosità del percorso, si celasse un oscuro divieto, una sorta di tabù per il bulimico opportunismo contemporaneo.
Ad essere incomprensibile è in primo luogo la scelta di astenersi dal prendere compulsivo, sia che si tratti di cose lecite sia che si tratti di cose illecite: non puoi non volere, non puoi non desiderare, non puoi non soddisfare anche la più sciocca delle brame senza apparire strano, forse malato...
E in definitiva perdente, almeno agli occhi di certi sfuggenti mangiatori di carogne.
Questo perché la nozione di scelta, per essere autentica, comporta una inevitabile adesione, una presa di coscienza gravida di responsabilità. Non per niente, infatti, si è spesso sentito dire come l'assenso, in piena consapevolezza e volontà, sia l'unico vero margine di libertà concesso a noi mortali.

E non potrebbe essere altrimenti, perché solo l'azzardarsi ad aprire gli occhi scoprendosi avviluppati dai cordami del Fato permette di riconoscerlo, e, magari, di comprenderlo.

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